Se il clima è acceso… ma non per tutti
“Per noi l’aria condizionata non la accendono.”
È questa la frase con cui Lorena, titolare di una piccola impresa di pulizie, racconta una situazione tanto concreta quanto trascurata. Le sue collaboratrici lavorano regolarmente in ambienti dove la temperatura supera i 30 gradi, senza climatizzazione. Non perché gli impianti non funzionino, ma perché – una volta concluso l’orario degli impiegati – i condizionatori vengono spenti, anche se nei locali restano altre persone: le addette alla pulizia.
In uno di questi casi, una lavoratrice ha accusato un malore. Il cliente si è lamentato per la qualità del lavoro svolto in condizioni difficili. Alla richiesta di mantenere acceso l’impianto durante il servizio, la risposta è stata netta: “No”.
Lorena ha deciso di fermarsi. Non per protesta, ma per tutela. Della salute e della dignità del lavoro.
Il valore reale del benessere organizzativo
Il caso raccontato da Lorena non è un’eccezione, ma un esempio di quanto il benessere organizzativo sia spesso pensato solo per i dipendenti diretti, dimenticando chi lavora per conto dell’impresa: appalti, esternalizzazioni, fornitori.
Eppure, la sicurezza, il comfort e la qualità del lavoro non possono essere “a due velocità”. Le condizioni ambientali – luce, temperatura, igiene, carico fisico – sono elementi fondamentali per qualsiasi attività, anche quella che si svolge prima o dopo l’orario “ufficiale”. Soprattutto in settori dove il lavoro è invisibile, o considerato “marginale”, come le pulizie, la vigilanza, la logistica.
Etica, responsabilità, cultura d’impresa
Una cultura organizzativa responsabile non si limita al rispetto formale dei contratti. Riconosce il valore etico delle condizioni di lavoro e si interroga sull’impatto che ogni scelta ha sulla salute, sulla motivazione e sulla dignità delle persone coinvolte.
Garantire ambienti adeguati anche per i lavoratori indiretti è una questione di coerenza e reputazione. Perché non c’è qualità se chi lavora è esposto a rischio. Non c’è efficienza se manca il rispetto.
In un’epoca in cui la sostenibilità sociale è al centro delle agende strategiche, includere davvero chi lavora – tutto il personale, interno o esternalizzato – è un passaggio necessario.
Cosa possiamo fare come imprese, enti, committenti
- Verificare che tutte le persone che operano per conto dell’organizzazione godano di condizioni minime di benessere ambientale e sicurezza.
- Introdurre clausole etiche nei contratti di appalto e forniture.
- Formare il personale dirigente alla cultura della responsabilità estesa.
- Monitorare e valutare il clima interno non solo con i dipendenti diretti, ma lungo tutta la filiera operativa.
📎 Il caso è stato raccontato anche da Today.it:
👉 Donne delle pulizie costrette a lavorare senza aria condizionata: “Lorena delle pulizie” racconta il caso